Quante volte sentiamo dire: questo papa mi piace, o mi dispiace che sia così; quel papa di prima non mi piaceva, o mi piaceva per questo e per quello,...Valutiamo senza fede un segno di fede! Non possiamo criticare, allora? Certo che possiamo, anzi dobbiamo esercitar la critica. Ma non partendo da noi, non da noi! Non da noi, perché noi siamo i primi criticoni di ogni cosa, e siamo alla radice sempre, sempre, espressamente o occultamente e ipocritamente, pessimisti. Per fare la critica a un segno di fede e di credenza, non posso partire da me; e se lo faccio, lo devo riconoscere, è solo disprezzo o fanatismo, nel male o nel bene della mia considerazione. Un segno di fede deve partire dalla fede: credere che quel segno è dato per fede (non per i miei meriti, gusti o disgusti) qui e oggi, e nel qui e nell'oggi questo è il meglio e l'ottimo che si ha. In dono. Non per merito. Per questo ci stanno sbagli, limitatezze, carismi e attenzioni nel carattere di una persona che non intaccheranno mai il segno. Da questa premessa, ogni critica è avvallata, augurata e accolta, ma non per togliere il segno (è dono per fede), ma per viverne in sintonia da credente con esso. Buono o cattivo, quel segno ci sta salvando, se ci credi. Anche un peccato, in quest'ottica, ci porta a salvezza. Ma se non ci credi, peccato che ti stai perdendo la fede!
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